L'elefante e la Maruti

L'elefante e la Maruti

Siete mai stati a un matrimonio a Delhi? Con cinquecento invitati sui novanta chili ciascuno, il grasso che poggia solidamente su fianchi, cosce e natiche, lo sposo che arriva goffamente a cavallo, i flash delle macchine fotografiche che lampeggiano, la folla che grida e batte le mani, la banda che attacca una focosa versione di "Choli ke piche kya hai", la sposa con enormi rose argentee che le si arrampicano su ventre e seno ed erompono in uno splendore perlato sui capezzoli, parrucchieri eunuchi, stilisti di Bombay, nipoti e nipotine in abiti di pizzo e lustrini e 'achkan' dorati, un gran numero di donne dalla pelle fresca, liscia e scivolosa, avvolte in sari di seta color pesca? E avete mai passeggiato per le strade di Delhi col termometro che segna quarantatre gradi e il sole che trasforma l'asfalto in una palude glutinosa, le auto che si pigiano in ogni centimetro di spazio libero, gli elefanti, meravigliosamente dipinti e agghindati, con in groppa 'mahout' in sgargianti tute verdi e rosse, che barriscono furiosamente e gareggiano con le Maruti, il vento fresco e umido dei monsoni che carezza il viso, e colonne di zanzare che danzano follemente nel cielo blu cobalto? E avete mai contemplato l'autentica bellezza delle donne indiane con i loro corpi flessuosi e delicati, con nulla fuori posto, nessuna protuberanza, tutto in perfetta, sublime armonia? Capace davvero di "animare l'inanimato con la sua scrittura sensuale" ("Statesman"), Radhika Jha ci conduce, in queste pagine, nel cuore stesso dell'India contemporanea, dove risuona il frastuono giocoso di una nuova, inaspettata vitalità.
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