Lo spazio mortale che ci divide

Lo spazio mortale che ci divide

In una casa vittoriana di mattoni rossi e abbaini bianchi, nel cuore della provincia inglese, Toby Hawk, diciotto anni, capelli biondi, corti e lisci, pelle pallida e lentigginosa (come quella di un eroe nordico, lui dice), sta studiando per prepararsi agli esami di ammissione all'università. Toby è figlio di una famosa artista inglese e vive in quella casa da sempre. La sua famiglia è un bizzarro 'triangolo di donne', una 'piccola repubblica di amazzoni', un 'coro greco particolarmente espansivo': sua madre, occhi azzurri e capelli biondo cenere come i suoi; sua zia Luce, una nave a vele spiegate, con grandi raffiche di colore su strati di stoffa fluttuante; e Liberty, la compagna di sua zia, una robusta ragazza che arrossisce durante le discussioni più accese. Un giorno la zia Luce gli ha chiarito una volta per tutte la natura di quella strana convivenza, dicendogli che ognuno di loro ha "l'onore di essere la vergogna della propria famiglia", essendo ognuno - a cominciare da lui, figlio di padre ignoto, come si suole dire - il frutto di "scandali deliziosamente premeditati". Toby, tuttavia, non ha mai avuto bisogno di particolari incitamenti nel ritenere un merito la pessima reputazione della sua pittoresca famiglia. Lui ama sua madre, la zia Luce e Liberty ed è sempre stato felice con loro. Felice, finché non ha cominciato a sospettare che sua madre abbia una relazione con un fumatore. Il puzzo di sigaretta, pungente, fugace, incriminante, aleggia puntuale quando lei si avvicina per abbracciarlo. Toby smette di studiare e si avvicina pensieroso alla finestra. Nella scialba luce grigia, oltre l'ombra dei sempreverde, scorge la figura di sua madre, i suoi capelli che ondeggiano lievi nel bagliore arancio del tramonto. E, accanto a lei, un uomo grosso, pesante, abito nero, capelli grigi cortissimi, la faccia bianca, come se portasse una maschera da attore. L'uomo si porta la mano alle labbra. Sta fumando... Con una illuminante frase di Roland Barthes come esergo ("Se non c'è più un Padre, a che raccontare delle storie?"), "Lo spazio mortale che ci divide" può apparire come un'avvincente narrazione dell'Edipo nell'epoca in cui la morte del Padre sembra aver tolto alla letteratura "molti dei suoi piaceri". Nelle sue pagine, tuttavia, si svela innanzi tutto lo straordinario talento di Patricia Duncker, una scrittrice capace di padroneggiare con maestria i generi più diversi (dal thriller letterario alla ghost story), per narrarci "con un'immediatezza fulminante" (Sunday Telegraph) una storia del nostro tempo.

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