Pazzia
L'ospedale si trova nel centro di Shanning, e a Jian Wan occorrono più di venti minuti per arrivarci in bicicletta. Non è ancora estate ma l'aria è soffocante, impregnata degli odori di grasso bruciato e di rafano stufato. File di panni stesi - lenzuola, camicette, pigiami, salviette, canotte, tute - sbattono languidi sui terrazzini dei condomini lungo la via. Jian Wan si sta recando all'Ospedale Centrale per andare a trovare il signor Yang, ricoverato nel reparto di terapia intensiva dopo l'ictus che l'ha colpito nei primi giorni di primavera. Jian studia letteratura classica all'università di Shanning, e il signor Yang è il suo professore oltre che il padre di Meimei, la sua bella e ambiziosa fidanzata. Mentre passa accanto a un cantiere, un altoparlante fissato a un palo del telefono trasmette una partita di calcio. Con la sua voce flebile, il cronista sembra mezzo addormentato, proprio come gli operai che riposano all'interno della costruzione ingabbiata da un ponteggio di bambù. Oltre un enorme mucchio di sabbia, spicca un'insegna gialla con su scritto a caratteri rossi e cubitali: PUNTATE IN ALTO, METTETECELA TUTTA. Jian Wan sente il dorso della camicia impregnato di sudore. È qualche tempo ormai che avverte una specie di sconcerto, uno smarrimento indefinibile, come se le cose fossero tutte, improvvisamente, fuori posto. Il professor Yang, col naso lucido di sudore e una vena che gli pulsa sul collo, non parla più di letteratura ma soltanto di cervelli pronti a esplodere come pentole a pressione troppo piene; i colleghi all'università sembrano sempre più preda di strategie meschine, sotterfugi insensati, maldicenze; ovunque regna l'indifferenza o un sordido, oscuro risentimento... Con una scrittura tagliente e affilata come una lama e quel "delicato equilibrio tra vicende umane e politiche" (Library journal) che solo i grandi narratori hanno, Ha Jin ci offre con "Pazzia" un ritratto unico della Cina della tragedia di Tienanmen: un paese in cui l'antico conflitto tra legge e individuo, integrità e pragmatismo, lealtà e tradimento ha lasciato il posto al sentimento della sconfitta morale e alla nostalgia della dignità perduta.
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