Le frecce di Cupido
Nel racconto che dà il titolo a questa raccolta e che Edith Templeton pubblicò per la prima volta sul "New Yorker" attirando subito l'attenzione per l'audacia e la modernità del suo stile, si recita a un certo punto una poesiola che le ragazze di un college si trasmettono da almeno un paio di secoli: "A Buss e Beale, le signorine, / Cupido le sue frecce non scaglia. / Si distinguono dalla plebaglia, / Beale e Buss, le poverine". Tutte le donne, protagoniste delle storie che seguono, sono come le signorine di questi versi: donne eccentriche e distinte e tuttavia, puntualmente, inevitabilmente trafitte dai dardi di Cupido. C'è la giovane moglie di un medico che lavora al Corpo sanitario dell'esercito americano in una provincia del fronte di guerra, durante il secondo conflitto mondiale. La scorgiamo mentre con humour e grazia allieta le sue colleghe e svolge con impeccabile zelo il suo lavoro. Quando, però, arriva in ufficio il nuovo maggiore, un uomo dal fisico magnifico, dalle ossa pesanti, la carnagione chiara e luminosa, le labbra lunghe e un'aria di candore quasi fanciullesco, la vediamo rabbrividire di paura e ammirazione e scopriamo che ha sempre coltivato una sola immagine dell'amore: quella dell'eros come trappola, culla e tomba del desiderio più intenso. C'è la fanciulla della buona società praghese degli anni Trenta che, secondo una consolidata tradizione, si invaghisce dell'artista frivolo e mondano quarantenne, un uomo tarchiato, con i capelli biondi e ondulati e un'aria di imbronciata ostinazione che si concede quello che solo i grandi artisti dovrebbero concedersi: essere detestabile col prossimo e divertirsi a offendere l'interlocutore senza che egli lo sappia. C'è la ricca vedova cinquantaduenne, consapevole che "la sabbia della sua clessidra" è ormai agli sgoccioli, dato che macchie di sangue sempre più piccole segnano il trascorrere di ogni mese. La decisione di vendere la preziosa argenteria del marito si trasforma per lei in una inaspettata sfida del desiderio. Con la sua prosa classica, chiara e impeccabile, Edith Templeton ci offre uno sguardo intimo sulla sensibilità femminile e ritrae un elegante e passionale modo di vivere che sembra perduto ormai alla svolta del secolo. La sua scrittura, infine, si mostra, in quest'opera più che altrove, come totalmente animata dalla crudele verità del cuore.
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