L'uomo che non poteva morire
Sono le prime ore del mattino del 17 aprile 1912 nel giardino della casa al numero 18 di Cheyne Walk, a Londra, quando il dottor Green accerta che l'uomo in pigiama bianco e vestaglia di seta blu, che giace riverso sull'erba ancora fredda e umida, è tecnicamente morto. L'uomo si chiama Pilgrim e qualche ora prima, dopo aver attraversato il giardino con in mano il cordone di seta della sua veste da camera e, nell'altra, una robusta sedia Sheraton, si è impiccato all'acero più alto del parco. Mezz'ora dopo, però, il cuore dell'uomo riprende a battere, e poco più tardi ritorna anche il respiro... Deciso a morire e incapace di farlo, Pilgrim si rifugia nel più assoluto mutismo, al punto che a Lady Sybil Quartermaine, la sua più cara amica, non resta che condurlo alla clinica psichiatrica Burgholzli di Zurigo, dove conduce le sue originali ricerche Carl Gustav Jung. Le confessioni del suo singolare paziente penetrano a fondo nell'animo e nella mente di Jung. Chi è Pilgrim? Un mitomane profondamente malato, un geniale millantatore oppure la vittima di una strana maledizione? E chi è, a sua volta lui, Carl Gustav Jung, con quella sua personalità piena d'arroganza e d'intuizione, di compassione e di disumanità?
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