Spose persiane
Ai primi del Novecento, nel quartiere ebraico di un villaggio persiano, Omerijan.E' notte, e Flora Ratoryan, la figlia del macellaio, non riesce a dormire. Shahin, il marito - un mercante di stoffe giunto da una città sulle rive del Mar Caspio e subito rivelatosi un incorreggibile furfante agli occhi delle donne più avvedute - l'ha abbandonata con "un bambino nella pancia" e un'irrefrenabile "voglia di cocomero".Flora, che ha solo quindici anni, si dispera come solo una sposa bambina può fare. Sarà vero - come sussurra l'intero villaggio - che il suo triste destino viene dall'aver concepito in una maledetta notte di eclisse lunare, durante la quale "anche le galline avevano posato uova marce, rosse di sangue"?Accolto al suo apparire come un vero e proprio evento letterario, Spose persiane celebra, innanzi tutto, un antico universo femminile: quello in cui le madri frugavano tra le parti intime delle figlie per accertarsi dell'"onore della famiglia" e l'intera vita di una donna - dalle prime mestruazioni alle nozze, al concepimento dei figli - era una festa della comunità, con il suo corollario di ciarle.Attorno a Flora Ratoryan e alla sua disperata ricerca del briccone Shahin, il romanzo presenta un'indimenticabile galleria di personaggi femminili: Nazi, la cugina di undici anni, che attende con ansia le prime mestruazioni per poter sposare Moussa, il fratello di Flora cui è stata promessa; Nostrat, la donna brutta che decide di nascondere le sue sgradevoli fattezze alla vista dell'affascinante marito spalmandogli sulle lenti "un sottile strato di burro"; Miriam Hanoum, che è "troppo pigra per amare suo marito" e ogni notte dorme e sogna di navigare sul Mar Caspio; Mamou, la puttana ingravidata dal "re dei demoni di Omerijan".Lo stesso villaggio, con i suoi intensi odori e colori, i suoi abitanti e le sue innumerevoli storie, non è soltanto il paesaggio entro il quale vivono queste figure, ma anche, soprattutto, il luogo mitico che le trasporta [...]
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