Acqua fritta. 999 scontri con la lingua italiana (e non solo) made in Nord-Est
Probabilmente né l'ineffabile Flaubert dello Schiocchezaio, né l'Achille Campanile dei più funambolici paradossi, né l'Ennio Flaiano cacciatore di "perle" da Prontuario d'Italiese o un sublime battutista come Marcello Marchesi avrebbero potuto immaginare il successo e la diffusione dei tanti "stupidari" apparsi poi sugli scaffali delle librerie. Acqua fritta, però, è un'antologia del tutto particolare. Novecentonovantanove papere linguistiche, sadicamente registrate dall'autore in questi ultimi anni assieme a un gruppo di "agenti segreti" attivi all'interno dell'associazione Artigiani di Vicenza, vengono qui raccolte e catalogate in diciotto - e tutti esilaranti - capitoli tematici con l'aggiunta, per ciascuna, di un titolo che funge da fulminante commento. Convegni, inaugurazioni, riunioni, manifestazioni, celebrazioni, incontri sportivi, circolari, manuali, colazioni di lavoro, corrispondenza, corsi di formazione, dialoghi domestici, di ufficio e allo sportello: ciascuna occasione è stata utilissima per inventare e selezionare una monumentale collezione di strafalcioni, storpiature, ctastrofiche citazioni a orecchio, tragicomici prestiti "foresti". Politici, amministratori, imprenditori, tecnici, funzionari, sedicenti manager, "autorità e semplici cittadini", ognuno ha contribuito a questo spassoso florilegio di errori e orrori. Tutti rigorosamente involontari, tutti assolutamente autentici e tutti "made in Nord-Est". Un'ipotesi, a questo punto, inevitabilmente si fa strada: non sarà che l'area più indaffarata, industriosa, redditizia e nervosa d'Italia, trasitata in batter d'occhio dai dialetti di paese e di campagna al dialogo con il resto del mondo sulle ali dell'export e di Internet, tra i prodotti che sta fabbricando ha magari in progettazione anche un nuovo (e cataclismatico) modello di lingua?
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