Arturo Martini. Catalogo ragionato delle sculture
Arturo Martini è stato un artista geniale e sfortunato. Durante la sua breve vita (morì a 58 anni nel 1947), fu riconosciuto da molti artisti e scrittori e da qualche critico come il più importante, se non l'unico vero scultore italiano dell'epoca ma, per un insieme di circostanze storiche e caratteriali, non gli fu possibile affermare la sua arte al di là dei confini della sua patria. Dopo la morte altri interessi e non poche invidie stesero sulla sua opera un'ombra che ha iniziato a diradarsi solo a partire dal 1980, con la mostra Les Réalismes al Centre Pompidou di Parigi, con le rassegne internazionali sull'arte italiana tenute alla Royal Accademy di Londra e a Palazzo Grassi nel 1989 e infine con la mostra On Classic Ground della Tate Gallery (1990). La conoscenza internazionale della sua scultura è sostanzialmente legata a queste esperienze, limitate tuttavia dall'impossibilità di esporre i più significativi capolavori di grandi dimensioni, e alle rare opere sue esposte in musei stranieri, anche queste ultime, escluso il gruppo di grandi terrecotte del Museo Middelheim di Anversa, non sempre pienamente rappresentative [...] Alla base di questa mancata affermazione internazionale vi sono soprattutto due fatti. Anzitutto Martini fu ingiustamente coinvolto nel pregiudizio che impediva di guardare serenamente a tutto ciò che in Italia era stato realizzato durante il fascismo o sembrava, come nel caso del Futurismo, ideologicamente compromesso con le sue origini. In secondo luogo Martini non pensò mai al mercato e, spinto da una febbrile ricerca di sempre nuovi traguardi, non si curava del destino delle sue opere una volta realizzate né dell'accuratezza o del numero delle fusioni affidate a collezionisti o mercanti.
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