Storia comune. Nuovi interventi
Mentre strizza l'occhio alla grande narrativa dell'Ottocento ("Una storia comune" fu il romanzo d'esordio di Goncarov), il titolo di questo libro rimanda a qualcosa di urgentemente contemporaneo: i dibattito sui "common goods". Perché anche la storia - intesa sia quale scienza di un passato condiviso, sia quale tecnica di una memoria collettiva - deve essere oggi ripensata e tutelata quale "bene comune". Ma per valere da bene comune, deve essere sottratta a chi vuole farne un bene indifferenziato: una "narrazione" spendibile sul mercato della creatività letteraria come su quello della propaganda politica. La storia è un bene troppo prezioso per essere lasciato in pasto a praticoni più o meno abili nella contaminazione dei generi e a liquidatori più o meno seduttivi di ogni cultura dei "professoroni". Che cosa resta, oggi, dell'illuminismo retrospettivo perseguito dai grandi maestri della storiografia novecentesca? Quanta parte delle nostre radici va ritrovata, piuttosto che nel "secolo breve", in certe lunghe durate della storia medievale o moderna? Come giustificare la persistente centralità, nell'uso pubblico della storia, della catastrofe ebraica? Una guida ragionata su alcune domande di fondo della nostra contemporaneità.
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