Rapsodia neroblu. Sul calcio, il comunismo e l'Inter
Si può scrivere di calcio per parlare in realtà di politica e di filosofia. E si può, all'inverso, prendere a pretesto la politica e la filosofia (e perfino la psicoanalisi) per parlare di calcio: per soddisfare l'insopprimibile bisogno di un recupero settimanale della propria infanzia. E un'ambiguità felice che solo il calcio consente e che ha ispirato la composizione di questa "rapsodia neroblu". Formalmente, note a margine di partite che hanno segnato le tappe salienti del crepuscolo dell'Inter dopo la tripletta del 2010, con alcune incursioni oltralpe e sul terreno "giudiziario" (alias, Calciopoli) e con qualche interludio rivolto ad un passato carico di significati simbolici. Ma sostanzialmente, e proprio come ogni vera rapsodia letteraria, un componimento unitario e leggero sul modo in cui le partite di calcio (e dell'Inter) gettano luce sui problemi e sui conflitti della nostra vita reale. Perché la leggerezza, diceva Italo Calvino, è un modo di vedere il mondo che si fonda sulla filosofia e sulla scienza.
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