Khalulabìd o «il sogno dei dieci re»
"Khalulabìd" è innanzitutto un 'giallo archeologico', ma un giallo fatto solo di soluzioni, una dietro l'altra, una dentro l'altra, ognuna che trascina l'altra in un abisso letterario senza fondo. Spudorato romanzo fantastico dove si narra che all'origine della nostra Civiltà ci sono 'molti' segreti espunti dalla storiografia tradizionale. Per esempio, una città - Ka-Siferejd (chiamata dai latini: 'Seforadi) - sprofondata nel deserto; un popolo, i 'Sogechi' (padri di tutti i popoli civili) che si è pervertito al punto da meritare l'oblio; un poema negletto e maledetto che ha ispirato Omero e la Bibbia: "Il Sogno dei Dieci Re" di Manippus, la prima Opera Letteraria del Mondo, compilata nella prima scrittura conosciuta. In un arco di tempo che supera i settemila anni, il lettore sbalordito assisterà al rigoglio - o alla scomparsa - di un'intera Civiltà, quella fiorita a 'Bastra', un principato situato nell'Oriente più favoloso e bombardabile. Uno dei capitoli del racconto, quello iniziale, del resto si è già avverato: una compagine eterogenea, mai vista prima, invadeva i deserti dell'Afghanistan con l'obiettivo di 'pacificare l'Oriente', bombardando anche lì dove non c'era niente. E' da quel 'niente' che prende le mosse Khalulabìd.
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