Fontane nella sabbia. Passeggiate tra le oasi della Tunisia
1909: Tunisi, Sousse, Gafas, Metlaoui, Tozeur, Sfax. A Gafas, Douglas incontra un giovane maestro di scuola di Düsseldorf, citato quasi di sfuggita nel libro e mai come Daniel, il suo nome. Un bel ragazzo alto. Insieme vagabondarono per un paio di mesi. Fu il maestro a scattare le foto poi apparse nella prima edizione e qui riproposte. Lo scrittore aveva allora quarantuno anni, raccoglieva schegge e punte di selce preistoriche e fumava il kif. La compagnia era piacevole e il kif profumato ma la Tunisia non era l'Italia. Il mondo mussulmano non poteva piacere all'edonista, che si lamenta fin dall'inizio. I burnus erano indumenti stupidi e insensati che rendevano gli uomini gobbi; grazie ai loro costumi vagabondi e pastorali avevano trasformato il terreno arabile in pastura e poi deserto. E Douglas non aveva nulla dell'orientalista europeo che rimaneva ammaliato dal fascino del deserto e dai tramonti dorati. Questo reportage di viaggio nelle oasi tunisine è piuttosto un raffinato saggio della curiosità scientifica dell'Autore. Douglas, con raffinatezza epicurea ed una eccentricità gloriosamente anglosassone, si diverte a scoprire l'umorismo delle situazioni e dei caratteri accompagnandoli con la viva curiosità del naturalista; le sue impressioni di persone e cose hanno al tempo stesso il pregio della freschezza e dell'erudizione.
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