Pierluigi Talenti
Pierluigi Talenti rappresenta il cuore romagnolo trapiantato in Toscana. Un fattore che riesce a conquistare il mondo dei nobili proprietari, e a frequentarli alla pari, senza timori reverenziali, ma con atavica distanza e rispetto. È l'artefice dell'altro Brunello; se Biondi Santi incarna la storia epica ed elitaria del Brunello di Montalcino, Talenti è il metodico costruttore del miracolo di questo vino, miracolo economico e d'immagine. Andrea Gabbrielli, che lo ha frequentato, conosciuto e ne è rimasto affascinato, racconta gli episodi salienti di una vita trascorsa sulla terra e fra la gente. In osteria, alla sera, a giocare a carte e a scegliere lavoranti, collaboratori, terre e vigneti; di giorno, fumando mille sigarette e pronunciando pochissime parole, a controllare l'andamento dell'azienda, a toccare con mano il grappolo d'uva e a verificare l'andamento in cantina; a cena in casa perché la famiglia è importante. Fino allo spegnimento per un infarto sottovalutato dalla voglia di lavoro, con la soddisfazione d'essere riuscito a mettere in piedi una propria azienda, il rammarico dolce di un figlio che il successo professionale l'ha raggiunto in un altro campo, come medico, e il retaggio lasciato al nipote troppo giovane per guidare l'azienda da solo, ma con la voglia di farlo, tanto che oggi lo fa. Le donne in ombra, in secondo piano, ché il Brunello e la vigna sono affari da uomini, come il gioco delle carte e le sigarette.
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