Acquabianca
Una sera gelida dell'inverno del 1946, stazione di Castelbello, val Venosta: Daniele entra in una sala d'attesa, gremita di facce, per mano a suo padre. Sono sette giorni che viaggiano lungo i binari alla ricerca di un lavoro, uno qualsiasi. La loro ricerca termina il mattino a Lasa. Dalla pianura alle montagne, dai poderi che s'allungano fino al Po ai boschi e alle rocce che salgono ripidi, dalle nebbie umide ai cieli tersi e ghiacciati, dalla terra da coltivare a quella da perforare per incanalarci dentro l'acqua e la sua energia o per estrarne l'oro bianco del marmo: questo il destino di Daniele. Andrea Rossi racconta questa storia di "emigrazione interna" che ha portato migliaia di italiani nelle città e nelle valli dell'Alto Adige, terra ostile non solo per la natura, e segue la vita il destino di questo ragazzino arrivato subito dopo la guerra fino agli arbori del 68: i tempi delle prime lotte operaie alle cave di marmo, ma anche tempi delle bombe degli irredentisti sudtirolesi.