Il cospiratore aristocratico. L'enigma Misley
Un esempio di romanzo-saggio storico (sostanzialmente un nuovo genere) che si sviluppa e procede sui due registri: quello della vita confidata/ricordata dal protagonista e quello della storia del Risorgimento italiano, rievocato coi suoi entusiasmi, i suoi misteri, le sue speranze, i grandi cambiamenti che produsse, ma anche nelle sue strane dimenticanze. Giovanni Enrico Misley, l'ispiratore di Ciro Menotti e suo modello (da lui definito «il dio della Libertà»), di cui si cerca di individuare e correttamente collocare il ricco profilo, fu il prototipo del cospiratore ottocentesco: vulcanico, intelligente, colto, aristocratico. I suoi contatti coi maggiori protagonisti del periodo in cui visse (Ciro Menotti, Guglielmo Pepe, Francesco IV, Carlo Alberto, Napoleone III, Radetzky...) sono noti; molto meno i risvolti che crearono intorno a lui entusiasmi o diffidenza. Fu del pari amato o viceversa odiato e certamente le invidie contro di lui si sprecarono. Viaggiò incessantemente per decenni attraverso gli Stati del Vecchio Continente, sempre pronto a cospirare, ma anche in grado di produrre progetti di carattere economico-finanziario lungimiranti e di assoluta modernità. Il suo è lo strano caso di un uomo dai tratti carismatici, ipervitale, che è rimasto intrappolato nelle pieghe della storia, segregato nell'ombra e nel sospetto, e la cui vicenda merita di essere conosciuta oggi dal grande pubblico.