Archeologia dell'invisibile. Enigmatici messaggi dalle antiche pietre
Gran parte delle esperienze descritte nel libro, da quelle sulle "linee iperestesiche" del professor Giuseppe Calligaris a quelle sulla radiestesia e sulla rabdomanzia, appartengono ancora ad un inesplorato campo d'indagine dove aleggia l'incertezza sul vero rapporto causa-effetto. Qual è la vera funzione del testimonio negli esperimenti con il pendolo radiestetico? Un appoggio di carattere psicologico oppure un medium di natura fisica tra l'operatore e il suo strumento d'indagine? Quanto influisce la stimolazione fisica, meccanica o elettrica, delle "placche", delle "linee" che Calligaris avrebbe individuate sull'epidermide di quella complessa entità biologica che è l'uomo? Quanto c'è di oggettivo nelle percezioni di alcuni sensitivi nei casi di psicoscopia d'ambiente o negli esperimenti di psicometria con un oggetto che sembra rivelare ad essi il suo vissuto, il suo passato e quello di cose o persone che con esso sono venute direttamente a contatto? In che misura influisce il substrato culturale del sensitivo o dello sperimentatore nel coacervo di stimoli, di sensazioni, di immagini, di suoni che durante gli esperimenti colpiscono la rètina, il cervello, la psiche dei soggetti coinvolti nelle indagini? Sarebbe bene passare alla fase sperimentale, alle indagini "sul campo" per confrontare ciò che si sa su una certa fenomenologia, con ciò che si apprende toccando con mano la realtà, passando alla esplorazione di un sito archeologico di una delle tante "città del silenzio" di cui abbonda l'Italia.