Ponti sull'abisso. La domanda di senso nell'epoca della zavorra triste
In un’epoca in cui la domanda di un senso globale della vita sembra svanire in un’obsolescenza irreversibile, dietro la proliferazione degli scopi da inseguire e dei nuovi bisogni da soddisfare nell’era del consumo e della tecnologia onnipervasiva, ecco l’individuo ricorrere a salvagenti e zavorre esistenziali che lo aiutino nella saturazione dell’abissale Vuoto di prospettiva radicale, nell’esorcismo dell’horror vacui tanto temuto dall’Occidente, fra gli spettri del tempo e della morte. È la coltivazione delle spinoziane passioni tristi, che neutralizzano la vertigine dei ponti sull’abisso, a cui rimanere aggrappati senza guardare nel fondo dell’esistenza, sospesi come trapezisti e funamboli del pensiero e delle emozioni effimere. L’autore, con un’analisi icastica che prosegue la serrata diagnosi nietzschiana delle “Maschere del Senso”, offre al lettore un affresco dove la domanda di senso campeggia ancora sovrana sull’insensatezza del mondo e la cui esigenza rimossa filtra nella ricchezza della dimensione narrativa, la sola salvifica, capace di raccontare, accompagnare l’io spaesato e dare trama all’esistenza, comunque essa proceda, tra senso e non senso.
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