Il corpo sospeso. I gesti della danza tra codici e simboli
Cosa si nasconde dietro la marginalità della danza in un Occidente che sembra decantare incessantemente i piaceri del corpo? Dove è iniziato il viaggio, intrapreso dall'idea di corpo, che ha portato alla reclusione della danza negli ambiti dell'arte e dell'intrattenimento notturno? Sono questi gli interrogativi da cui parte "Il corpo sospeso", un'indagine che coglie l'essenza dell'esperienza coreutica esaminandone gli elementi costitutivi: l'anima e il rito, il corpo e il gesto, il linguaggio e il sacro. Il processo di codificazione del corpo, che si inaugura con la nascita e la definizione della modernità, viene individuato come lo snodo decisivo per la storia, le pratiche e le rappresentazioni della danza in Occidente. Almeno da allora, la nostra cultura sembra aver occultato e dimenticato l'insegnamento finale di Gesù che, secondo gli Atti di Giovanni, al termine dell'ultima cena disse enigmaticamente: "Chi non danza non sa cosa succede". Prima paganizzata, poi demonizzata e infine secolarizzata, la danza oggi non fa più parte di quel corredo di strumenti rituali che, nel corso della storia, hanno sempre cercato di unire simbolicamente corpi e anime, uomini e donne, esseri divini e vicende umane. E così, il corpo che essa abita non è più soggetto di un rito ma oggetto di un codice. Un corpo chiuso nelle regole che, dal Rinascimento, ancora oggi lo irreggimentano.
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