Soggetti smarriti. Come siamo diventati troppo intelligenti per ricercare Dio e il nostro stesso bene
Nella primavera del 2008 la scrittrice irlandese Nuala O'Faolain annunciò alla radio che stava morendo di cancro. Disse di non credere in un aldilà e che non trovava alcun conforto nella religione. Era terrorizzata dalla morto e guardava con disperazione al poco tempo che le era rimasto. L'intervista scosse profondamente l'Irlanda e sembrò dare voce a qualcosa che fino a quel momento non aveva trovato espressione nella cultura di una società che intravedeva ormai la conclusione del suo breve periodo di prosperità e ottimismo. Nuala O'Faolain era stata la portavoce di una generazione di donne in lotta per la parità tra i sessi e per la liberazione femminile, ma in quell'occasione aveva parlato a nome di diverse generazioni di irlandesi, uomini e donne, che all'improvviso si accorgevano di vivere un'esistenza senza speranza. Partendo da questa vicenda, John Waters analizza il modo in cui la società contemporanea si è lasciata alle spalle la tradizione di una fede profonda per approdare a un lucido nichilismo. Nel farlo egli riflette sulla cultura frutto di questo cambiamento e sull'abisso in cui ci ha precipitati a partire "da una percezione fatalista, pessimista e senza gioia di noi stessi".