Sex and violence. Percorsi nel cinema estremo
Un viaggio dentro l'inferno del non rappresentabile al cinema, o, meglio, di quello che le censure dei vari paesi bollavano come immorale, perverso e quindi proibito. La prima bolgia è l'America puritana e moralista del Codice Hays, destinata a trasformarsi pochi decenni dopo nella fucina di generi fortemente trasgressivi come l'exploitation, lo splatter e l'hardcore, grazie a registi come Herschell Gordon Lewis, George Romero, Wes Craven e Gerard Damiano: zombi, gole profonde, donne in prigione e belve delle SS sono le dannazioni più gettonate. Poi si approda in Europa per inabissarsi nelle ossessioni di autori geniali e dissacranti: gli spostamenti del piacere di Alain Robbe-Grillet, le monache indemoniate di Ken Russell, il sesso rivoluzionario di Dusan Makavejev e quello tentacolare di Andrzej Zulawski, le madri castratrici di Arrabal. Ma c'è spazio anche per le vampire sadiane di Jesus Franco e per le peccatrici nude sotto la sferza di Pete Walker. Non manca il cinema estremo italiano, a partire da Pasolini e passando per gli squartatori di Lucio Fulci o l'impudico terzo occhio di Alberto Cavallone. Infine, ci si addentra nella malabolgia orientale, in cui vagano gli angeli violentati di Wakamatsu Koji, i fornicatori a oltranza di Oshima Nagisa, i maestri della tortura di Ishii Teruo. In chiusura, una panoramica sulla "morte al lavoro" nei documentari shock e nei sedicenti snuff movie, per poi interrogarsi sul futuro di un laboratorio filmico in perenne mutazione.