Tormenti ed estasi. «Strade perdute» di David Lynch
"Strade perdute" è un film estremo, che all'epoca della sua uscita sconvolse il pubblico e che oggi, a dieci anni di distanza, continua a far parlare di sé. Questo libro non tenta di darne una lettura, quanto di fornire alcuni percorsi interpretativi che lo considerino da punti di vista diversi. In questo modo diventa possibile approfondire i paradossi e gli enigmi che il film propone (paradossi dello spazio, del tempo, del soggetto). Attraverso l'esperienza del protagonista, Fred - costretto a farsi carico delle proprie allucinazioni per non cadere vittima di un potere che, dall'alto, lo sorveglia - Lynch dà forma all'esperienza dell'uomo contemporaneo posto di fronte a immagini che lo circondano e lo disorientano, e che costituiscono il più pericoloso dei labirinti. Il regista, in ogni caso, non propone soluzioni edificanti, né si oppone frontalmente all'oggetto della sua critica: si limita a portare alle estreme conseguenze gli aspetti apparentemente più innocui della mitologia americana; ne approfondisce i lati oscuri; va alla ricerca del formicolare caotico che si nasconde sotto ogni superficie; e giunge a scoprire quei tratti inumani che costituiscono l'opposto di tutti gli umanismi possibili, nonché il nucleo fondamentale della nostra esistenza.
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