Fisiologia dell'immagine. Il pensiero di Cesare Zavattini
Il nome di Zavattini è legato soprattutto alla stagione epica del dopoguerra e rischia di essere inchiodato per sempre alla 'croce' del neorealismo. Si tende a dimenticare che egli ha attraversato un intero secolo, il '900, e tutte le sue cicliche ondate di modernità, giocando costantemente la carta della sperimentazione. Dagli anni '20 fino agli anni '80 ha lavorato senza tregua in una prospettiva multimediale, dimostrando una straordinaria sensibilità nel cogliere i germi del nuovo e i segni del cambiamento antropologico ed estetico provocato dalla rapida crescita e diffusione delle tecnologie. Questo libro tenta di ricostruire le trame del suo pensiero sul cinema e i media. La scommessa è di far dialogare Zavattini con alcuni tra i maggiori teorici del cinema e artisti del secolo scorso, allo scopo di mettere in luce la problematicità e la forza concettuale delle sue riflessioni, troppo spesso considerate come semplice prolungamento utopico della sua pratica creativa. Zavattini non è stato solo un poeta della teoria, ma un teorico della poesia; ha impresso al proprio fare artistico una continua piega riflessiva e al proprio discorso teorico una carica immaginativa. Per questo le sue parole e i suoi gesti possiedono ancora la capacità di innervarsi nel tessuto della contemporaneità.
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