Il documentario. L'altra faccia del cinema

Il documentario. L'altra faccia del cinema

Interrogare il cinema a partire dal suo approccio documentario significa interrogarsi su come il reale si pone di fronte alla cinepresa, oppure sul nesso film-realtà. Finzione e documentario sono due direttrici di una stessa arte, i cui confini si fanno sempre più sottili e permeabili. La frontiera tra il cinema documentario e il reportage, invece, tende a definirsi in modo via via più netto. La cattura delle immagini, la 'diretta', così come le attua la televisione, si allontanano sempre più dall'arte della regia, la sola in grado di restituire la ricchezza e la complessità del reale. Jean Breschand poggia la propria analisi su film e cineasti: dai pionieri, i Lumière, attraverso Flaherty, Vertov, Vigo, a Jean Rouch e Joris Ivens, per continuare con Abbas Kiarostami, Alain Cavalier, Chantal Akerman; da film-chiave ("Notte e nebbia" di Alain Resnais, "Shoah" di Claude Lanzmann, in cui emerge il problema della memoria), all'opera fondamentale di Chris Marker e di cineasti contemporanei quali Johan van der Keuken, Raymond Depardon, Robert Wiseman, Jean-Louis Comolli.
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