Il cinema in Spagna oggi. Nuovi autori, nuove tendenze
Non solo Almodóvar: senza voler nulla togliere a un regista che ha massicciamente contribuito a traghettare la Spagna verso la cultura postmoderna, dopo quarant'anni di regime franchista, l'attuale cinema spagnolo ha ben poco a che fare con il grande Pedro. Praticamente sconosciuto in Italia, il cinema spagnolo è poco legato ai generi tradizionali autoctoni, più aperto invece a quelli d'oltreoceano: il thriller, la fantascienza, la commedia sofisticata. E' una realtà che non si adatta a nessuna norma prestabilita: tra le sue fila convivono il cinema d'autore più rigoroso e la produzione più commerciale, lo spettacolo dichiaratamente di genere e l'intransigente ricerca formale. Con una peculiarità di fondo: la fioritura delle opere prime.Tra il 1990 e il 2001 hanno debuttato nel lungometraggio 251 registi (di cui 33 donne). Registi dunque che non hanno in comune nulla, tranne l'essere parte di quella che Manuel Vázquez Montalbán ha definito "la prima produzione biologica di spagnoli rigorosamente postfranchisti". Il presente volume, che ospita, tra gli altri, saggi di Ricardo Aldarondo, Carlos F. Heredero, Roman Gubern, Angel Quintana, Oti Rodriguez Marchante, José Enrique Monterde, Esteve Riambau e Nuria Vidal, mette a fuoco i temi e lo stile dei più significativi nuovi registi spagnoli e ripercorre le diverse politiche del governo iberico nei confronti del cinema, senza dimenticare la particolare struttura federale della Spagna, composta da regioni autonome molto forti: la Catalogna di José Luis Guerin e Marc Recha, i Paesi Baschi di Juanma Bajo Ulloa, Daniel Calparsoro, Alex de la Iglesia e Julio Medem, la Madrid di lcíar Bollaín, Agustín Díaz Yanes, Fernando León de Aranoa e Santiago Segura.
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