Incontri ravvicinati. Interviste agli specialisti italiani del cinema digitale

Incontri ravvicinati. Interviste agli specialisti italiani del cinema digitale

In Italia la tradizione di costruire modelli solidi e reali ha resistito per decenni, al punto che due kolossal americani come "Cleopatra" e "Ben-Hur" vennero girati a Cinecittà, mentre l'arrivo della rivoluzione virtuale è cosa recente, recentissima. All'estero invece sin dagli anni '30 sono state tracciate e seguite tecniche meno materiali e più sottili, dalla 'stop motion' all''effetto Schifton', al 'Sodium Process', per citarne solo alcune. Fuori dall'Italia, registi e scenotecnici si sono sempre dati da fare non solo in falegnameria, ma anche con la fisica, la chimica - lo specchio di mercurio usato da Cocteau per "Orfeo" - e la micro-meccanica dei congegni di ripresa. Erano modi di creare gli effetti speciali più legati al calcolo matematico e preannunciavano i futuri sistemi basati sul computer e la programmazione: cioè il 3D, che agli inizi degli anni '90 ha creato le immagini digitali di "Jurassic Park" e "Independence Day" e oggi tende alle microcamere laser, che per via elettronica disegnano le immagini direttamente sulla nostra retina. I professionisti italiani intervistati in questo volume operano nei più prestigiosi studi di effetti speciali del mondo, da Los Angeles a San Francisco fino alla Nuova Zelanda, e hanno lavorato a molti dei campioni d'incassi iper-tecnologici di questi ultimi anni: da "Shrek" a "Titanic", da "Il Grinch" a "X-Men", da "Toy Story" a "Il Signore degli anelli". Ma che cosa fanno esattamente, qual è la loro formazione, quali sono i software che usano, come sono entrati nel dorato mondo del cinema a stelle e strisce, e cosa pensano del nostro Paese?
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