PopCamp. 1.
Il dandismo nella cultura di massa, la sublimazione del Kitsch, una strategia di sopravvivenza nella maschera, nell'ironia, nel tradimento delle intenzioni. Un travestimento psichico, un modo di percepire (e deformare) il mondo, di renderlo spettacolo nella perversione segnica, nella celebrazione dell'aberrante e dell'eccentrico. Un discorso elitario, elusivo, inarrestabile, tanto pervasivo quanto indefinibile. Ecco il camp: un irriducibile 'eccetera'. Mai come fra gli anni Sessanta e Settanta, trasferendosi dall'aristocrazia britannica e dall''underworld gay' al proscenio statunitense, il camp ha segnato cultura e costume, gallerie d'arte, giornali e scrittura, moda e pubblicità , cinema e musica. A tale ritaglio temporale in cui il camp si è fatto pienamente pop - è dedicato questo numero doppio di "Riga". Lo fa proponendo numerosi saggi, dai classici che ne hanno fornito le coordinate critiche agli inediti che ne disegnano nuovi orizzonti. Lo fa con i documenti dai periodici che ne hanno divulgato le figure bizzarre, con le immagini e i testi narrativi che ne incarnano la logica, con le smaglianti forme che hanno reso possibile il paradosso di un elitarismo ironico e di massa, di un gioco intellettuale inteso al sopravvivere, certo, ma con stile.
Momentaneamente non ordinabile