Il nostro inverno africano

Il nostro inverno africano

In Italia, Arthur Conan Doyle è conosciuto quasi esclusivamente come giallista e creatore del personaggio di Sherlock Holmes. In realtà, egli è autore di commedie teatrali, versi, saggi, racconti di fantascienza, romanzi filosofici e storici, di cui fu molto orgoglioso, più di quanto lo sia stato del detective al quale deve la fama. "Il nostro inverno africano" ci fa scoprire un altro aspetto abbastanza sconosciuto dello scrittore, lo Spiritualismo, il suo interesse principale negli ultimi quindici anni. Nel 1928 intraprende un viaggio di sei mesi in Sudafrica per tenere una serie di conferenze che hanno per oggetto la vita dopo la morte. Come è già successo in Canada, negli Stati Uniti e in Australia, egli attira grandi folle, richiamate dal suo nome, ma anche dalla profonda sincerità e onestà con cui affronta l'argomento. Oltre al tema che è la ragione del viaggio, in questo testo c'è anche un resoconto della situazione politica ed economica del Sud Africa, della Rhodesia e del Kenya. Grande protagonista è anche il territorio africano, con il deserto e la savana, i grandi laghi, la Rift Valley, le cascate, le paludi, le spiagge, i fiumi e le zone protette, paradiso di animali quali il leone, le giraffe, gli ippopotami e i coccodrilli. E poi c'è il paesaggio creato dall'uomo, quello arcaico, delle rovine e delle pitture rupestri, e quello moderno delle grandi città.
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