Architettura zero cubatura
Scrive Aldo Aymonino nella sua introduzione: "Pur essendo delle architetture in cui la quantità non rappresenta il dato cruciale, sono al contempo progetti dotati di grande misura, dei progetti chirurgici in cui la dislocazione degli elementi principali risulta spesso di accattivante chiarezza". L'architettura a zero cubatura rimanda a tutte quelle forme che si interpongono tra gli edifici: è l'architettura dei vuoti, l'architettura dello spazio pubblico. Dietro il suo aspetto ludico e l'apparente cordialità essa cela quindi una duplice insidia: la necessità di progettare il vuoto e, insieme, prefigurare il pubblico. Molteplici e complessi sono i riferimenti quando si parla di "vuoto" e di "pubblico". Questo tipo di architettura occupa oggi sempre più un ruolo di mediazione tra il design e l'allestimento, facendo convivere e ibridando due interpretazioni del tempo diametralmente opposte: da un lato l'astratta, levigata a-scalarità del design, che tende a proiettarsi fuori dalla dimensione temporale; dall'altro, un allestimento irriducibilmente segnato dal mutamento. I lavori pubblicati nel volume sono una selezione delle tesi prodotte nel Laboratorio di Tesi di Laurea dello Iuav, sotto la direzione di Aymonino.
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