Berlino
Alessandra Montrucchio descrive in maniera ironica e disincantata una città "che è un magma, un calderone in cui si può buttare di tutto", ne racconta le trasformazioni, testimoniando i suoi peculiari aspetti di città in crescita, alle prese con l'avanzare della globalizzazione, ma ancorata al passato drammatico, memore nei monumenti e nella sensibilità collettiva della tragedia nazista, del contrasto tra Occidente e Urss durante la Guerra fredda, delle lotte sociali negli anni settanta e delle esperienze trasgressive negli anni ottanta e novanta. Fotografando la realtà delle innumerevoli trasformazioni in maniera divertente, il libro ne rivela gli aspetti inediti: Potsdamer Platz nel 1994 "era una bruciatura di sigaretta su un vestito da sera, il pezzo perduto di un puzzle da diecimila tessere. Era una mancanza, un vuoto immenso in una città immensamente piena". Invece nel 2005 è divenuta il risultato delle inebrianti sperimentazioni architettoniche della modernità. L'immensa e confusa varietà di locali notturni e negozi testimonia della sua complessa stratificazione sociale e culturale, in cui coesistono, in armonia, i contrasti, perché "Berlino sfugge alle definizioni, non si riesce a trattenere, è una città in perenne transito". Infine, grazie allo sguardo privilegiato degli amici che vivono a Berlino, si restituisce un'immagine viva e vera della città e di una realtà complessa.
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