Veronesi. Guida ai migliori difetti e alle peggiori virtù
I veronesi sono sicuramente franchi, galli, celti, longobardi, un po' veneti, austroungarici, germani e cimbri con qualche goto ancora presente nel DNA. Ospitali, certo, vista la marea di popoli che nel corso dei secoli continuano a passare da Verona, ma anche un po' diffidenti. Qualche forestiero, turista o emigrato, arriva a insinuare che i veronesi siano addirittura un po' xenofobi. In effetti si mostrano un po' chiusi, introversi e a volte scontrosi, ma a conoscerli bene si scopre invece che sotto la dura scorza del montanaro, del pescatore del lago o del contadino sono davvero un po' "mati". Sarà forse per l'aria del monte Baldo, oppure per i temporali devastanti che arrivano dal Garda, o per la nebbia che confonde e disorienta o ancora per il livello variabile dell'Adige con cui da sempre devono fare i conti. Ma sanno essere anche bonari e accomodanti, epicurei e ironici, grandi lavoratori ed eccellenti venditori anche del mito di città romantica che l'amore tragico di una Capuleti e di un Montecchi ha ispirato. I veronesi vanno presi così. Lo sa bene Tim Parks, lo scrittore inglese che da molti anni vive nei pressi di Verona: o tutto o niente, prendere o lasciare.
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