L'islandese che sapeva raccontare storie
Nell’assetto politico dell’Europa medievale l’Islanda è l’unico paese a non avere una monarchia, ma i rapporti con Norvegia, Svezia, Danimarca e Inghilterra richiedono notevoli doti di savoir faire per sapersi gestire alla corte dei sovrani. Astuti, ostinati, ambiziosi, poco socievoli, pagani o convertiti, ma sempre abili narratori oppure poeti raffinati, anche un po’ sfacciati e sempre pieni di iniziative originali: così risultano gli islandesi a corte nei þættir di questa raccolta, inediti in Italia, rigorosamente anonimi, nati come tanti spin-off dalle Saghe dei re norvegesi. Lazzi, screzi, scambi di battute, richieste di consigli e addirittura sostegni psicologici contro la depressione sono il fulcro di questi godibilissimi racconti, accomunati da uno straordinario gusto per il novellare: gli islandesi sono abili con le parole, e non c’è sovrano che non apprezzi le loro doti. L’importante, alla fine, è avere salva la pelle, dimostrare il proprio valore e la propria lealtà, conquistandosi la stima, l’amicizia e la benevolenza del sovrano di turno e riportando a casa fama e onore. Non mancano episodi comici e di commedia, quasi fossero una versione nordica dei racconti di Boccaccio.