La moglie del colonnello

La moglie del colonnello

Una storia d'amore lancinante, un'indagine intima sul potere, La moglie del colonnello è uno di quei romanzi che, terribili nella loro profonda verità, risuonano come un forte monito contro i pericoli dell'autoritarismo. Lapponia, notte. Davanti al caminetto, una donna ripercorre la lunga vita che ha alle spalle: in primo piano la sua lacerante storia d'amore, sullo sfondo oscure pagine di storia della prima metà del Novecento, quelle di una Finlandia schiacciata tra Russia e Germania. Per lei che, bambina negli anni Dieci, ha respirato in famiglia il nazionalismo anticomunista dei «Bianchi» e ha imparato ai campi estivi delle volontarie per la patria la lezione sciovinista e maschilista, il passo per infatuarsi del nazismo è breve. Ed è facile trovarne poi l'incarnazione erotica e sentimentale nel ricco, potente e autoritario Colonnello, molto più grande di lei e conosciuto dal padre in Germania, quando là ci si addestrava in segreto per combattere i russi. Le voci di abusi e stupri che lo accompagnano non la scoraggiano: come una creatura selvaggia delle sue amate paludi lapponi, è felice di abbandonarsi all'ebbrezza d'amore e al proprio naturalistico, vitalistico eros. Ma il lungo fidanzamento sarà solo l'apice euforico di una parabola che dopo il matrimonio inevitabilmente precipiterà. Riportata con la cruda, accurata, spiazzante sincerità di una donna ormai anziana che nella vita ha trovato la sua libertà tanto nella natura quanto nella scrittura, la traiettoria personale si snoda tra figure e fatti storici delle tre guerre finlandesi collegate alla Seconda guerra mondiale: militari, intellettuali germanofili, Himmler e Hitler in persona, gli orrori dei lager e della Polonia occupata del '39. Tutto il male sfilò sotto i suoi occhi immaturi di un tempo e tutto il male è riconsegnato intatto da una donna che, con la sua complessità umana, cerca ora di dare un senso alle sue ferite e a quelle di una nazione.
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Recensione del libro fornita da lottavo.it

Di Anita Mancia

Un libro notevole, bello per l’apertura estatica sulla natura con al centro le paludi che formano, con i boschi e gli alberi, l’ossatura e il cuore del paesaggio lappone, più convenzionale per quello che riguarda non tanto la storia finlandese fra le due guerre ed oltre, che anzi è ben ricostruita, quanto per la violenza molto nota del mondo germanico nazionalsocialista che ha avuto la sua triste espressione anche nel nord-Europa...

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