Il decano
Il dottor Spencer, "un tipo pallido, magro e coi capelli rossi", professore all'Università del Texas, è precipitosamente fuggito da Austin, svuotando il suo conto in banca, e si è rifugiato sotto falsa identità in una modesta pensione a Sturdy Batte, ultimo avamposto prima della sterile immensità del deserto, di quel vuoto nulla che tanto somiglia alla morte. Che cos'ha da nascondere? E perché non riesce a ricordare come tutto è cominciato? La suspense è immediatamente creata in questo nuovo thriller esistenziale di Gustafsson, in cui ci sono delitti e colpevoli, ma manca il castigo, in accordo con la filosofia del mefistofelico Decano, l'erudito professor Paul Chapman che irretisce Spencer nella sua logica nichilista e nel suo diabolico patto. E sono le conversazioni col Decano, riportate da Spencer nei fogli sparsi ritrovati nel baule della sua auto, a fornire la chiave di lettura dei fatti: la progressiva resa di un uomo normale, professore di filosofia illuminista, innamorato della conturbante allieva Mary Elizabeth, alla banalità del male. Con seducente leggerezza, parla di tutto quel Decano dagli occhi glaciali, reduce decorato della guerra del Vietnam, che gli è costata le gambe e un passato da occultare: il darwinismo e il disegno intelligente, l'impotenza di Dio e i nuovi dèi dell'industria informatica, l'etica del terrorismo e l'inconfessabile piacere di uccidere. Un giallo sui generis intorno alle eterne domande che solleva il male.
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