Politiche della natura. Per una democrazia delle scienze
"I barbari fanno paura solo a chi è barbaro": la civiltà, invece, è sempre ricerca di altra civiltà, e non conosce estraneità di sorta. I 'nemici' che oggi lasciamo 'fuor dalle mura' saranno probabilmente gli alleati di domani. Ma se le cose stanno così, perché credere ancora a una Natura per principio estranea alle vicende umane? Perché insistere sul divario, apparentemente incolmabile, che separerebbe la Scienza, incaricata di comprendere il mondo naturale, e la Politica, che avrebbe piuttosto il compito di regolare 'l'inferno del sociale'? Non si tratta solo di far giustizia di vecchie opposizioni (razionale-irrazionale, oggettivo-soggettivo), ma di realizzare come la stessa idea di Natura abbia da sempre avuto una valenza politica. La posta in gioco è la pratica ancor prima che teorica, come indicano le crisi ecologiche del nostro tempo (scandalo dell'amianto, sangue infetto, mucca pazza, degradazione ambientale, ecc.).Bruno Latour propone un modo nuovo di considerare l''ecologia politica' che deve passare attraverso un'attenta ridefinizione sia dell'impresa tecnico-scientifica sia dei ruoli dei vari 'corpi professionali' che collaborano alla vita civile e mostrano nella pratica come la questione della democrazia tocchi anche i laboratori scientifici.
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