Uno sport poco pericoloso

Uno sport poco pericoloso

Con "The Innocent Anthropologist" (1983, pubblicato in lingua italiana da Rizzoli nel 1991 con il titolo "Appunti da una capanna di fango"), Nigel Barley aveva offerto un racconto disincantato dell'esperienza di un antropologo tra i Dowayo del Camerun. Ora, in "Uno sport poco pericoloso", con la stessa ironia narra il suo viaggio tra i Toraja dell'isola di Sulawesi (Indonesia) dove, dopo un avventuroso trekking a cavallo tra le montagne, assiste a funerali e riti propiziatori di questi antichi tagliatori di teste, e incontra infine l'anziano e vivacissimo Nenek, sacerdote di una religione in via di estinzione e scultore di meravigliosi granai da riso. Nella finale 'partita di ritorno' - quando Barley invita alcuni artisti Toraja a Londra per scolpire a colpi di machete e di coltello, in una mostra-laboratorio, un granaio per il Museum of Mankind - protagonista diventa il punto di vista di questi smaliziati e adattabili 'indigeni' sulla vecchia Inghilterra, un posto dove "regna un sinistro silenzio", la gente "vive così sola" e "nessuno rispetta nessuno."
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