La rosa del deserto. Verso il mistero del Tassili
"La rosa del deserto" è la cronaca minuziosa e affascinante di un viaggio, nella primavera del 1992, da Marrakech al cuore del Sahara algerino, nel Marocco di sempre e nell'Algeria dei mesi immediatamente successivi al colpo di stato (e che, di lì a poco, sarebbe precipitata nella tragedia del confronto militare tra esercito e fondamentalisti armati, in un'escalation di atrocità). Un lungo itinerario affidato in buona parte al caso, che si snoda attraverso città e piccoli villaggi e culmina nel paesaggio apocalittico del Tassili N'Ajjer, con le sue pitture e incisioni rupestri del Neolitico, e nell'ipnotica desolazione del deserto profondo, percorso per millecinquecento chilometri a bordo di un vecchio fuoristrada. Sullo sfondo di una natura scarna e brutale e di condizioni di vita estreme, dove l'esistenza si risolve spesso in una lenta e urgente ripetizione di movimenti quotidiani e dove il tempo non conta, lo sguardo esperto di Pep Subiros, viaggiatore senza nome, si posa sulla gente: le guide abusive e quelle vere, gli artisti, gli artisti di strada, i tassisti, gli occasionali compagni di viaggio, i giovani berberi metà nomadi e metà commercianti. L'autore interroga sul Fis, spia abitudini e tradizioni, esplora e riflette sulle differenze e le specificità all'interno del mondo islamico. Ne emerge uno straordinario spaccato umano, un "canto corale", un inno sincero alla tolleranza. In tasca, compagno d'avventure, un prezioso amuleto: la rosa di quarzo, fragile stelo strappato alla sabbia del deserto.