Pari siamo! Io la lingua, egli ha il pugnale. Storia del melodramma ottocentesco attraverso i suoi libretti
Ho scelto per titolo un verso di Piave, tanto banale quanto simbolicamente esplicativo: 'Pari siamo!...Io la lingua, egli ha il pugnale. Storia del melodramma ottocentesco attraverso i suoi libretti. Infatti mi pare che, più o meno consapevolmente, quel verso stia come il segno di una complementarità e perciò di un rapporto interattivo tra 'ideologia e azione'. Nel che sta, poi, la qualità struturale dle melodramma, vista almeno dal punto di vista del libretto (ma non solo): parola in funzione dell'azione e schema di comportamento rispetto ai valori da affermare. Il melodramma, è ben risaputo, sceglie alcuni valori ritenuti prioritari e li propone narrativamente; li esemplifica con comportamenti sviluppati in una trama; li divulga secondo la formula garantita della letteratura edificante, laica e religiosa. Esemplarmente. Perciò in quella complementarità, riferibile a 'lingua e pugnale' come simboli (sono i segni ereditati dal romanzo gotico, di cui si appropriano i librettisti non a caso), nell'uso di quello scambio integrativo di funzioni, mi pare stia molto del senso romanzesco che ebbe il melodramma, un fenomeno per altro insostituibile nella cultura italiana ed europea dell'Ottocento. Come veicolo, davvero, di una indotta cultura di massa. Ecco, di quei connotati il libretto è la spia più evidente ed esplicita, lo specchio di vera (im)penitenza."