Mezzadri in guerra
Raimondo Gorio, personaggio, cornice e io narrante per buona parte del romanzo ha ereditato dallo zio, professor Augusto, un baule pieno di libri, di monete fuori corso, di decorazioni militari, d'un pugnale ricurvo di fattura africana, d'altri oggetti, e soprattutto di molte carte autografe. Approfittando di un periodo di vacanza, si reca a ritirarlo a Siena, dalla zia Giuditta, vedova dello zio. L'occasione lo induce a ricordare gli avvenimenti vissuti da quelle parti circa quattordici anni prima, ai tempi della guerra. Dalla prima parte del diario ereditato, Raimondo apprende che lo zio era stato confinato politico in un un paesino della Calabria, presso Locri, cui lui dava il nome, vero o fittizio, di Cataméde, perché aveva detto di Mussolini che era un provolone. A Cataméde fra l'altro, adottato dalla gente in cui si era inserito, aveva appreso il significato dell'inossa, uno svelto ancheggiamento seduttivo delle donne sopravvissuto alla Magna Grecia. Sarebbe ritornato a Siena quando sarebbe stata liberata, e lì dopo poco tempo sarebbe morto di una strana malattia che lo aveva reso demente. Siena, nel gennaio del 1944, era stata bombardata dagli alleati. La diplomazia tedesca aveva tentato invano di fare dichiarare "Siena città aperta"...
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