Livio Paladin costituzionalista della Res publica
Ci salva la memoria. Il ricordo dei testimoni di una vita nobile e retta. Uno di essi è Livio Paladin. Chi gli è stato collega nell'Università - Gaspare Falsitta - ha colto in lui «la personalità di un uomo eccezionale, che in ogni momento della sua esistenza ha dato prova di gentilezza, generosità, rettitudine, adesione vissuta alla pari dignità delle persone». Chi ha condiviso l'esperienza di giudice costituzionale - Leopoldo Elia - gli ha riconosciuto una «superiorità argomentativa» e un'«impronta mitteleuropea, non sempre presente nella prassi italiana. Questa capacità di essere effettivamente super partes». Chi è stato ministro nel medesimo governo - Franco Gallo - ne ha ricordato la singolare autorevolezza. Mentre chi ha frequentato le sue lezioni, da studente, si è espresso così: «Lei, professor Paladin, ci ha mostrato che si possono trattare con la stessa serietà gli alti incarichi istituzionali, le lezioni in Facoltà, il ricevimento di uno studente e la preparazione di una tesi di laurea. Ci ha stupito l'umanità con cui incontrava ciascuno di noi, senza ostentare mai una superiorità di conoscenze, di carriera, di prestigio». La sua intensa operosità ha lasciato, ovunque, tracce significative. I suoi scritti conservano intatta la freschezza, la puntualità e il rigore di chi è stato un eccelso tecnico del diritto e un sapiente interprete delle trasformazioni sociali ed istituzionali. Nell'adeguarsi, la Costituzione deve essere continuamente riletta ed aggiornata, senza mai tradirne il testo, abbandonandosi ad interpretazioni che - soprattutto in tema di fonti - gli sono apparse, e non ha evitato di definire, «assai lassiste».
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