Il suddito democratico. Libertà e uguaglianza nel pensiero giuridico-politico di Tocqueville

Il suddito democratico. Libertà e uguaglianza nel pensiero giuridico-politico di Tocqueville

L'immagine di Tocqueville che emerge da questo testo si discosta sia dall'interpretazione liberale classica sia dalla più recente lettura repubblicana e avvicina piuttosto l'autore al filone critico della modernità. Democrazia e dispotismo, i due poli in apparenza alternativi della riflessione di Tocqueville, possono essere, infatti, concepiti come la declinazione di uno stesso fenomeno: la spinta della storia verso la completa realizzazione dell'uguaglianza delle condizioni. Dalle apparenti aporie della Démocratie en Amérique emerge quindi la messa in discussione della modernità, intesa non solamente come fenomeno giuridico-politico, ma anche come paradigma etico-antropologico. La ricostruzione della democratizzazione dell'Occidente coincide infatti con la fenomenologia dell'affermazione di forme inedite di dominio, ancora più oppressive delle tirannidi del passato, perché capaci di modificare più in profondità le condizioni di esistenza. A fronte di uno stato onnipresente che assiste e sostiene, ma anche opprime e tormenta, non vi sarebbe nessuno spazio residuo per la libertà: l'unico valore interamente positivo nella concezione di Tocqueville.
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