Corruptio optimi pessima. La corruzione della politica nello specchio del diritto costituzionale
La corruzione costituisce una patologia assai grave e purtroppo storicamente radicata nel nostro Paese. Per contrastare i fenomeni corruttivi nelle pubbliche amministrazioni, soprattutto nell'ultimo decennio, anche in attuazione di obblighi internazionali ed europei, si è dato vita a un corpus normativo ampio ma per più profili alluvionale, frammentario e problematico sul piano della coerenza con i principi costituzionali. Con specifico riferimento alla sfera politica, peraltro manca ancora una disciplina legislativa relativa ad aspetti rilevanti, puntualmente segnalati al nostro Paese anche da organismi internazionali (si pensi alla disciplina del lobbying o alla disciplina dei conflitti di interesse con riferimento ai titolari di cariche di governo a livello regionale). In alcuni settori le scelte legislative appaiono poi insufficienti (così, la disciplina dei conflitti di interesse con riferimento ai componenti del Governo), o connotate da una ratio discutibile: si pensi alla normativa che ha soppresso ogni forma di contribuzione pubblica diretta ai partiti politici ma che è riuscita a correggere solo limitatamente le opacità che ancora connotano l'attività di soggetti assai rilevanti nella prassi (le fondazioni politiche). In definitiva, la strategia di prevenzione e di contrasto alla corruzione nella sfera politica appare priva di organicità, adottata talvolta sull'onda emotiva di scandali e per assecondare pulsioni demagogiche, e anche per questo evidenzia una scarsa sensibilità della classe politica italiana su tematiche rilevanti, oggetto di regolazione in gran parte delle democrazie contemporanee.
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