L' università sconosciuta
Un volume da assaporare poco a poco, con pagine che aprono squarci nell’immaginario del lettore, o da leggere tutto d’un fiato, quasi fosse un romanzo autobiografico «Bolaño ha dimostrato che la letteratura è in grado di fare qualunque cosa, e per un istante, almeno, ha dato un nome all’innominabile». - Jonathan Lethem«Risula il lato b della produzione dello scrittore, forse quello più oscuro, eppure è una porta che il lettore appassionato faticherà a non spalancare» - Dario Pappalardo, Robinson Roberto Bolaño si è sempre considerato un narratore con l’anima del poeta, ed è proprio nelle poesie che troviamo l’essenza stessa della sua opera, fatta di detective e fantasmi, di vagabondaggi e città perdute. L’Università Sconosciuta raccoglie buona parte dei componimenti scritti tra il 1977 e il 1993 quando, preoccupato per la propria salute, l’autore riordinò il materiale e lasciò il volume pronto per la pubblicazione, avvenuta solo nel 2007, dopo la sua morte. Una sorta di testamento letterario, dunque, la summa del suo percorso di poeta, che si muove sfacciato tra verso libero, prosa poetica e poema narrativo, senza mai smettere di affascinarci e raccontarci il mondo. Un volume da assaporare poco a poco, con pagine che aprono squarci nell’immaginario del lettore, o da leggere tutto d’un fiato, quasi fosse un romanzo autobiografico: fra queste righe vediamo infatti un Roberto Bolaño poco più che ventenne scoprire, amare e detestare la Catalogna; lo vediamo ricordare il Cile, il Messico e gli amori perduti con versi struggenti; lo vediamo smarrirsi lungo il percorso di un’educazione che è insieme sentimentale e letteraria, tra rinunce, rifiuti, lavori di ogni tipo per sbarcare il lunario e nel frattempo continuare a fare l’unica cosa che importa: leggere, e quindi scrivere.