Gli alberi strani

Gli alberi strani

Se fossero alberi, i personaggi di questi racconti avrebbero il fogliame in un luogo e le radici in un altro, là dove è successo qualcosa di indimenticabile. «Racconti serviti da una lingua accuratamente soppesata, proprio per il suo essere costruita dall'interno di personaggi sospesi tra aneliti e ricordi.» - la Lettura, Corriere della Sera «Gli esseri umani sono alberi strani: le loro radici, invece di crescere vicino al fogliame, rimangono spesso attaccate a terre molto lontane o lasciate per sempre, perfino a terre dove mai sono stati e mai andranno» Tredici storie sospese tra malinconia e ironia: un’insegnante di chimica costretta da una calunnia a lasciare la scuola; una solitaria impiegata che per il suo cinquantesimo compleanno si regala un gigolò; un meccanico contagiato dalla “malattia di leggere”; un ex scrittore e una docente di filosofia che rivivono insieme una tardiva adolescenza. Se fossero alberi, i personaggi di questi racconti avrebbero il fogliame in un luogo e le radici in un altro, là dove è successo qualcosa di indimenticabile. O dimenticato troppo in fretta, perché nella corsa degli anni le epifanie rischiano di passare inosservate. Si nascondono fra le note di Schubert, in una hit di Bonnie Tyler o in un orecchino smarrito chissà dove. Accadono in una villa con dépendance o a bordo di un treno in corsa; in un angusto vicolo Baciadonne o in una vecchia casa gelida. Ma spesso i soli ad accorgersene sono i gatti, più capaci degli esseri umani di vedere oltre il visibile.
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