Molti matrimoni
"Può un unico matrimonio incatenarmi, assorbire la mia intera vita? Sono condannato a non scrivere più di un libro, a non amare più di una donna?". Per provare a rispondere a queste domande Sherwood Anderson scrisse "Molti matrimoni", romanzo dalla trama apparentemente semplice: John Webster è un uomo alle soglie dei quarant'anni sposato e con una figlia, da sempre ligio al dovere, che un giorno inizia a desiderare un'altra donna. Ed è a partire dalla crisi interiore di John e dalla sua decisione di assecondare il desiderio che prende il via un intreccio struggente e un'indagine, condotta da Anderson con la caparbietà del pioniere, sulle forze nascoste che muovono il comportamento umano e sui fragili confini della monogamia. Quando apparve, nel 1923, "Molti matrimoni" fu rifiutato da molte librerie e venne attaccato duramente per una presunta amoralità. Ebbe anche, tuttavia, illustri estimatori, tra cui Francis Scott Fitzgerald, che lo indicò come la migliore tra le opere di Anderson, autore che con il suo audace realismo avrebbe aperto la strada a Hemingway, a Faulkner e a tutta la letteratura americana a venire.
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