L' effetto che fa. Considerazioni tecniche sulla pratica della gestalt
Punto di partenza del libro è l'osservazione fenomenologica, che posiziona il senso della realtà nell'esperienza del sentire, e dà spazio al pensare solo dopo l'esperire. Questo comporta una pratica fondata su una conoscenza di tipo analogico, che solo dopo essere accaduta viene descritta digitalmente: da questa teoria alla pratica è un cammino diverso dalle tradizioni scolastiche, che in genere procedono rigorosamente per una rete di cause ed effetti. I sistemi intrapsichici non sono qui descrivibili in termini di strutture, ma di modalità di trasformazioni emozionali che seguono una logica di senso invece che di significato. Elemento fondamentale di questo processo è il concetto di metabolismo psichico, cioè di scambio fra il dentro e il fuori, e anche fra il dentro e altre parti dell'intrapsichico che la diversità pone come elementi di conflitto: il dialogo interno non procede solo per parole, ma anche attraverso la messa in scena, e quindi la partecipazione fisica, che si situa nell'area dell'esperienza. Nell'incontro con l'altro avviene il contatto, l'abitare cioè la distanza fra le parti, e come diceva Buber l'Io e il Tu diventano in questo modo la scala per la trascendenza dal conflitto interno. Il progetto terapeutico è quindi fondamentalmente l'accompagnare il paziente a un contatto con le sue parti problematiche, nell'ottica di ristabilire un flusso metabolico di buona qualità.
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