Omicidio al Corona park

Omicidio al Corona park

Durante il lockdown, Paolo Benzi ha concluso il suo romanzo distopico di cui sta rivedendo le bozze. Nella veste di giurato del Premio letterario George Orwell valuta un inedito dal titolo Omicidio al Corona Park. Scopre una coincidenza sorprendente: l'Autore ambienta il futuro nello stesso luogo scelto da lui per il proprio romanzo. Si tratta dell'Abbazia quattrocentesca del Boschetto, situata in una zona della periferia genovese degradata. L'Autore di Omicidio al Corona Park vede lo spazio intorno al Monastero esattamente con lo stesso sguardo: restituito alla dimensione medioevale lungo le sponde del torrente Polcevera fino al ponte ex Morandi e al vecchio gasometro, senza le attuali fabbriche e le pertinenze novecentesche. I due romanzi si rivelano diversissimi. Un nuovo inizio è una sorta di manifesto filosofico-politico: recuperando la suggestione dell'operosa comunità benedettina nel XVI secolo, mette in scena un esperimento di resistenza alla deriva securitaria dell'era post-pandemica basato sulla fratellanza. Omicidio al Corona Park trasforma l'Abbazia in un set dove regnano brutalità e indifferenza verso la vita umana. Gli ammalati di Covid sono costretti a vivere nelle celle un tempo abitate dai monaci e diventano prede in un cruento gioco di caccia all'uomo. I due romanzi procedono paralleli, capitolo dopo capitolo, fino all'inatteso scioglimento finale. Tra Hunger Games e Il nome della rosa, Marta Vincenzi crea un romanzo filosofico distopico che parla delle paure, delle minacce e delle speranze del nostro tempo.
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