Risurrezioni. La vita dopo il trauma

Risurrezioni. La vita dopo il trauma

"Come in un gioco di specchi, il finale di Tolstoj, in Resurrezione, è quasi identico a quello di Dostoevskij in Delitto e castigo. Per il protagonista inizia un'esistenza nuova sulla base di una dolorosa consapevolezza. Tutto il male che si pratica nelle prigioni deriva dal fatto che gli uomini vogliono l'impossibile: essendo malvagi, correggere il male." (Stefania Carnevale) "Non è mai neutro per il bambino l'accesso al simbolico. Avviene sempre attraverso una certa oscenità, con la quale ciascun adulto utilizza il linguaggio. Le tracce di questa oscenità si ritrovano in quei tratti di cui il bambino si appropria, nei suoi sintomi, nei suoi affetti. Non dobbiamo indietreggiare davanti a nessun racconto, dobbiamo sostenere i contraccolpi di ogni ritorno del trauma, attraverso parole, disegni, giochi. È la sola via d'uscita da quella zona d'impossibilità segreta e bruciante, altrimenti destinata a restare silenziosa." (Bernard Toboul)
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