Opusminus 0. L'impensata complessità dell'universo in-divenire

Opusminus 0. L'impensata complessità dell'universo in-divenire

L'inconoscibile, come dice lo scrittore Javier Marias, è una fortuna, è un dono. Questo libro da subito s'inoltra in questa "assenza (absentia)" di luogo e di tempo per far sì che il pensiero e le vicende umane possano avere congrua convalida: invita a disporsi in modo da attingere a un differente grado di conoscenza, in accordo con quell'inclinazione che rende possibile un'ampia relazione - ricca contemporaneamente d'affetto e di distacco - tra uomini e uomini e uomini e cose. Opusminus-0 è opera che ha l'ardire di confrontarsi e allo stesso tempo allearsi con il mondo intero. Lo include, invece che escluderlo in una parcellizzazione, armata di mura, come la storia attuale mostra. La sua scrittura evoca l'esistenza - o l'inesistenza - d'altromondo com'è scritto nell'Incipit del prologo di Opus: "Riuscì a pensared'esser vivo/e d'essermorto. Come aveva previsto o soltanto sperato... e l'esser vivo fu l'essermorto." Una realtà d'altra origine che non si avventuri in fantasie fantascientifiche o ipotesi di robot pensanti o di corpi immortali posti sotto ghiaccio nell'attesa di essere riportati un giorno al mondo. Il linguaggio s'apre a una speciale mancanza, capace d'attività che rinnova: il mondo s'attenua o addirittura scompare "quale cosa concreta". Ciò che si pensa e la realtà corrispondente cessano d'essere i vani riempitivi d'una mente ancora troppo costretta nel suo bozzolo evolutivo. A mano a mano che ci si addentra nella scrittura nasce un'intonazione specifica della mente/pensiero dal segno - (meno) che fa tacere il borbottio talvolta seducente, talvolta furibondo che intralcia il silenzio alla base del pensiero capace del mutar delle cose del mondo. Sotto il livello 0-zero - come il libro indica nel suo titolo - la mente, con il predisporsi alla nuova lingua, s'apre a un nuovo stadio di comunicazione dal vincolo causale più allentato, ma di maggior intensità espressiva e semantica (la scrittura propone alcune parole composte di nuova origine). Il vuoto, il nulla emergono come espressioni a fondamento d'un'ipotesi di realtà liberata da coazioni che soggiornano entro il pensiero come elementi parassitari gravati da morte (thànatos). Far tacere la vecchia mente con la parola della nuova lingua per condurre il senso, l'andamento e il ritmo del fraseggio in modo idoneo all'esistenza di una realtà in mutazione: è sciolto il nodo d'un narcisismo pervicace proprio della fase storica attuale. Senza il bisogno di ricorrere a un Antico inventato, in cui si fantastica d'un tempo e un luogo paradisiaco ricco di pace nel passato. Siamo ora di fronte a un momento critico in cui la civiltà umana può anche scomparire inghiottita dalla stessa banalità del male che tutta la permea e la fa inaffidabile. Nel procedere della scrittura si coglie l'epica e la sua poetica: fare (poieîn) mondo da abitare più compiutamente umano in una condizione che è già nel suo divenire in un'ipotesi di realtà profonda e appassionata.
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