Al di qua del principio di realtà. Scissione originaria e stratificazione del Sé
Nella nostra contemporaneità sembrerebbe sempre più prendere corpo un’ambiguità che circonda le nostre vite. Una dissonanza cognitiva affonda difatti le sue radici in una scissione originaria, che prende le forme più policrome e disparate. E che il presente volume intende analizzare e mettere a fuoco, in pochi capitoli che hanno la consistenza di densi saggi compiuti, individuando nella psicoanalisi e in alcuni aspetti della teoria sociologica gli strumenti concettuali adatti a mettere in luce, filosoficamente, un simile scenario: saremmo di fronte a una scissione dell’Io, che delinea il profilo di una psicosi obbligata insita nella nostra soggettività. Che si estende cautamente alla teoria dei valori, allo statuto ontologico dell’opera d’arte o, meglio ancora, del processo creativo, e che mina persino le basi della decidibilità dell’azione e della possibilità del dialogo tra gli attori sociali e le nazioni sovrane. L’Io appare in questo modo stratificato, simile al Sé della tradizione psicoanalitica e sociologica, diviso tra un istinto pulsionale e una tendenza alla relazione, in bilico pericolosamente tra l’autocrazia e il pensiero liberale, oltre che in un’opposizione radicale ed eccessiva rispetto a ogni Alterità. In questo testo, modificando il titolo di un capitolo contenuto in una nota opera sia di Herbert Marcuse che di Jacques Lacan – i quali a loro volta ne storpiano una di Freud –, calandosi nei panni di un redivivo Sherlock Holmes, l’autore tenta di stanare, attraverso il riferimento anche ad ambiti eterogenei ma imprescindibili quali l’arte e la letteratura, i modi, gli interstizi e, soprattutto, gli spazi neutri in cui una simile obliquità si nasconde, o al contrario si manifesta in tutta la sua preoccupante eppur reale dinamica.
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