L' ascesa del femminismo neoliberista
Negli ultimi anni, sempre più donne di successo e di potere si dichiarano pubblicamente femministe, trovando un'ampia eco nei media popolari. Dopo una lunga stagione in cui si era dato per esaurito il suo compito storico, il femminismo sembra in effetti guadagnare una nuova visibilità e persino una certa urgenza. Tuttavia, studiando questo fenomeno con gli strumenti della critica letteraria e dell'analisi testuale, Catherine Rottenberg rivela che una particolare variante del femminismo è arrivata a dominare il panorama culturale, introducendo nell'immaginario popolare un nuovo lessico che a parole come giustizia sociale, uguaglianza, emancipazione e liberazione, che caratterizzano il femminismo tradizionale, sostituisce concetti quali farsi avanti, autostima, responsabilità, conciliazione carriera/famiglia, e felicità. Un lessico chiaramente individualista, in linea con la visione del soggetto imprenditore di sé che consente a questo strano femminismo di aderire all'ideologia neoliberista e di distogliere lo sguardo dalle disuguaglianze sociali ed economiche. Rottenberg sostiene che il neoliberismo, riducendo tutto a calcoli di mercato, in realtà ha bisogno del femminismo per "risolvere" le questioni spinose legate alla riproduzione e alla cura. Mostra come le donne di colore, le donne povere e immigrate spesso svolgano lavori di cura non riconosciuti che consentono alle donne in carriera di raggiungere l'equilibrio, sostenendo che il femminismo neoliberista legittima lo sfruttamento della stragrande maggioranza delle donne mentre disarticola qualsiasi tipo di critica strutturale. Non sorprende, quindi, che questo nuovo discorso femminista converga con le forze conservatrici che, in nome della parità di genere e dei diritti delle donne, promuovono programmi razzisti e anzi-immigrazione o giustificano gli interventi nei paesi a maggioranza musulmana. Rottenberg conclude quindi sollevando domande urgenti su come riorientare e rivendicare con successo il femminismo come movimento per la giustizia sociale. Prefazione di Brunella Casalini.
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